Giulia e Alfetta, 60 e 50 anni…alla berlina!

In diretta dal Museo Storico Alfa Romeo di Arese celebriamo i 60 anni della Giulia e i 50 della Alfetta, insieme a Giovanni Groppi (Commissione Cultura ASI), Lorenzo Ardizio (Curatore Museo Storico Alfa Romeo), Stefano Agazzi (Collection Manager Alfa Romeo), Alessandro Maccolini (Chief Exterior Design Alfa Romeo) e Alessandro Piccone (già Direttore Ingegneria Alfa Romeo e Direttore Ricerca e Sviluppo Motori Gruppo Fiat).

L’Alfa Romeo Giulia è un’autovettura prodotta dall’Alfa Romeo dal 1962 al 1977. Nata come erede della “Giulietta”, è stata proposta in numerose varianti di carrozzeria, nelle tipologie berlina, coupé, cabriolet e spider. Nata all’inizio degli anni Sessanta col compito di sostituire la Giulietta, ne riprendeva lo schema meccanico di base. Il motore era a quattro cilindri di scuola aeronautica, con distribuzione bialbero e costruzione interamente in alluminio. Rispetto a quello della sua progenitrice era presente, oltre all’incremento di cilindrata da 1290 a 1570 cm³, l’importante innovazione delle valvole di scarico raffreddate al sodio (le valvole erano cave, e la cavità conteneva granuli di sodio, che trasportavano il calore dal fungo verso lo stelo).

Le sospensioni anteriori avevano uno schema particolarmente sportivo a quadrilateri sovrapposti, mentre il retrotreno, pur utilizzando la classica e un po’ conservatrice soluzione a ponte rigido, fu reso più efficace spostando gli attacchi di molle e ammortizzatori dai semiassi ai bracci longitudinali, mantenendo la scatola del differenziale in alluminio ed evolvendo il disegno del braccio superiore di controllo dello scuotimento laterale. La trasmissione era manuale a cinque rapporti, mentre i freni erano a tamburo, con quelli anteriori a 3 ganasce e tamburi in alluminio alettato, sostituiti in seguito da un impianto a 4 dischi Dunlop (Ate dal 1967).

Se la meccanica era d’avanguardia (a parte alcune soluzioni della primissima serie, come il comando del cambio al volante, con la cloche come optional), anche la scocca a deformazione differenziata con cellula abitativa rigida e la linea della carrozzeria erano molto moderne. Famoso fu lo slogan “la Giulia, l’auto disegnata dal vento”. Questo design dava al modello un tocco di notevole aggressività (i fari grandi alle estremità, e i piccoli all’interno, ricordavano una persona con le ciglia aggrottate).

Il risultato finale di tanta tecnologia furono prestazioni al vertice della categoria: una prova su strada condotta dalla famosa rivista specializzata Quattroruote nel 1965 la pose a confronto con altre 12 concorrenti di pari classe; ne risultò la più veloce con 175,979 km/h, con gli altri modelli che oscillavano tra i 132 km/h e i 165 km/h.

L’Alfa Romeo Alfetta è una berlina sportiva di classe medio-alta prodotta tra il 1972 e il 1984 dalla casa milanese Alfa Romeo nello stabilimento di Arese. Alla fine degli anni sessanta, in Alfa, era evidente che le linee delle 1750 e Giulia – pur longeve – non avrebbero retto l’impatto con le nuove tendenze stilistiche; d’altro canto era necessario introdurre novità che non si allontanassero troppo dai gusti della clientela già fidelizzata. In un primo tempo si decise di rinnovare la 1750 con aggiornamenti estetici ed una nuova motorizzazione più europea che, nel 1971, veniva presentata con la denominazione 2000. Nel contempo si dette anche il via alla realizzazione del progetto 116.

Il Centro Stile Alfa, guidato da Giuseppe Scarnati, disegnò così una vettura intermedia tra la 2000 e la Giulia, pronta a sostituire il primo modello che avesse perso troppo terreno sul mercato. Linee tese e spigolose e una particolare attenzione allo spazio interno, per vestire uno schema tradizionale e prestigioso da berlina sportiva, settore in cui le Alfa Romeo, all’epoca, erano considerate all’avanguardia.

Al fine di tranquillizzare la clientela circa l’abbandono dello schema tradizionale per il moderno transaxle, si fece ricorso alla citazione delle glorie sportive Alfa Romeo scegliendo il nome di Alfetta e così ufficializzando il nomignolo con cui i tifosi avevano soprannominato le Alfa Romeo 158 e 159 da Formula 1 che vinsero il campionato mondiale nel 1950 e 1951 con Nino Farina e Juan Manuel Fangio.

Il nuovo modello si dimostrò subito di ottimo livello, sia per estetica, sia per prestazioni, ma le polemiche infuriarono ugualmente, dividendo gli alfisti. Infatti, pur guadagnando enormemente in tenuta e stabilità, a causa dei più complessi leveraggi di comando del cambio, l’Alfetta aveva perduto parzialmente la dolcezza d’innesto dei rapporti, rispetto ai modelli precedenti.

Parallelamente al nuovo modello, l’azienda decise di lasciare in produzione anche la 2000 e la Giulia fino al 1977, causando – in parte – una serie di fenomeni di parziale concorrenza interna.