Itala…una seconda FIAT?

L’incredibile storia della Itala come non l’avete mai sentita! Una marca all’avanguardia nei primi anni del Novecento, divenuta celebre in tutto il mondo grazie alla conquista del raid Pechino-Parigi del 1907. Vi racconteremo tutto nel nuovo appuntamento di Cultura Live, insieme a Lorenzo Morello (Commissione Cultura ASI), Donatella Biffignandi (storica dell’auto), Davide Lorenzone (conservatore Mauto di Torino) e Ferruccio Telò (Referente ASI Auto Centenarie): non mancate!

La Itala è stata una casa automobilistica torinese, attiva dal 1903 al 1934. A lungo è stata la seconda fabbrica italiana per volume produttivo, le cui vetture sono state esportate in tutto il mondo, avendo nella clientela i nomi di capi di Stato e di importanti personalità dell’epoca. L’azienda venne fondata sul finire nel 1903 a Torino, con sede in una piccola officina di via degli Artisti, per iniziativa di Matteo Ceirano, sotto la ragione sociale Ceirano Matteo & C. Vetture Marca Itala. La società in accomandita era partecipata da Gaetano Grosso Campana, Angelo Moriondo, Leone Fubini, Guido Bigio e Giovanni Carenzi. Già nelle prime settimane l’azienda si trasferì in un fabbricato di via Petrarca, sulla riva sinistra del Po, assai vicino al quasi coevo stabilimento FIAT di corso Dante. Dato il grande prestigio dei fondatori – confortato dagli immediati successi dei primi modelli “16 HP” e “24 HP”, con il quale lo stesso Ceirano vinse la gara in salita “Susa-Moncenisio” del 1904 nella categoria “vetture leggiere” – la Marca Itala ebbe subito buona fama, attirando nuovi investimenti che portarono al consistente aumento del capitale sociale di L.1.750.000, per la più parte versato da un gruppo di finanziatori genovesi facenti capo al Banco di Liguria. La progettazione venne affidata al giovane ingegnere Alberto Balloco, assunto da Matteo Ceirano già alla Fratelli Ceirano, che si dimostrò degno del compito assegnatogli. Sviluppando i primi modelli “16 HP” e “24 HP”, ideati sotto la guida di Ceirano, durante i mesi occorrenti alla realizzazione della nuova fabbrica, Balloco progettò e realizzò i modelli commerciali “18 HP” e “50 HP”, oltre al modello da competizione “100 HP”, dotata di propulsore quadricilindrico a corsa corta di 14.759 cm³, con valvole di aspirazione in testa e di scarico laterali, che sviluppava una potenza di 110 CV. Nonostante il buon avvio commerciale e gli allori ottenuti, con il passare dei mesi Matteo Ceirano assumeva un atteggiamento sempre più distaccato. La perdita del controllo aziendale e il piglio autoritario di “u padreternu” furono probabilmente i motivi che spinsero Ceirano a ritirarsi dalla società alla fine del 1905 per dare vita, poco dopo, alla SPA. Nel 1907 il principe Scipione Borghese con il pilota/meccanico Ettore Guizzardi e il passeggero giornalista Luigi Barzini senior, inviato speciale del “Corriere Della Sera”, prese parte con il modello 35/45 HP al Raid internazionale Pechino-Parigi e lo vinse con grande vantaggio su tutti gli altri concorrenti. Dell’avventura Luigi Barzini scrisse il diario nel libro “La metà del mondo vista da un’automobile”, che venne tradotto in più lingue e diffuse la fama del marchio in tutto il mondo. Dopo il raid, l’Itala 35/45 HP venne conservata presso i depositi dell’azienda e donata nel dicembre del 1933 a Carlo Biscaretti di Ruffia, come uno dei primi esemplari della collezione da lui costituita per il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino. La vettura venne restaurata per la rievocazione del raid del 1989 e in seguito messa nuovamente in moto per la celebrazione dei cent’anni dalla storica impresa nel 2007, con la spedizione italiana Overland. Questa leggendaria Itala continua ancora oggi a essere ammirata dai numerosi visitatori del MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino. Durante la prima guerra mondiale, dal 1917, la fabbrica dedicò l’intera attività alla produzione di motori su licenza Hispano-Suiza per l’aeronautica. Lo stato prefallimentare iniziò con una fornitura di 3.000 autocarri che l’esercito drasticamente ridusse a poche centinaia poiché la guerra stava per finire: inoltre il Governo italiano pagò il dovuto all’azienda solo con molte rate quindi in un lungo periodo. La crisi continuò con la gestione parastatale a partire dal 1925 poiché il Governo italiano fu incapace di ratificare un importante accordo con la Polonia che necessitava di una notevole fornitura di vetture e veicoli industriali: quell’accordo certo avrebbe consentito all’Itala un cospicuo rifinanziamento. L’impresa proseguì nello sviluppo automobilistico fino all’anno 1929, quando, per motivi finanziari, si fuse con le Officine Metallurgiche e Meccaniche di Tortona, assumendo la nuova ragione sociale Itala S.A.. La società venne messa in liquidazione nel 1931 e infine chiuse nel 1934 sotto il nuovo nome di Itala SACA, organizzata per completare e vendere le rimanenze di produzione.