Alberto Scuro (ASI): “Procediamo nel percorso di tutela del patrimonio nazionale di veicoli storici e non si facciano passi indietro. Sono una enorme risorsa per il sistema Paese che va salvaguardata”.
“Non è elegante parlare di eleganza, lo so, ma l’Automotoclub storico italiano è il custode proprio di questo concetto che nel nostro settore ha contraddistinto da sempre l’auto italiana. Siamo le vestali del bello e della cultura dell’auto, di un modo di lavorare e di intendere la mobilità che ha fatto del nostro Paese il primo al mondo per lo stile”. Così Paolo Pininfarina, presidente di Pininfarina e Vicepresidente ASI, ha aperto il Convegno ASI organizzato a Roma (25-novembre).
A lui ha fatto eco Nicola Bulgari, durante la consegna del premio “Passione per il motorismo storico” che l’Automotoclub Storico Italiano gli ha conferito per la passione, la dedizione e il contributo dato alla tutela e alla promozione di quell’incredibile patrimonio rappresentato dai veicoli storici. Nel suo caso l’attenzione si è rivolta alle auto di produzione americana, creando un collegamento ideale fra Allentown in Pennsylvania – dove Bulgari ha realizzato la più grande collezione al mondo del periodo d’oro delle auto USA, che va dal 1920 al 1950 – e Roma, sede della sua officina e del suo storico garage.
“In questa sala – ha evidenziato Bulgari – è tangibile l’attenzione per la storia, per la passione, per la cultura dell’auto. Quella che spesso manca in questo Paese che ignora i concetti più basilari della storia e dell’economia che sfociano nel sociale: va dato merito all’ASI di lavorare con costanza per diffondere questi valori, oggi sempre più rari”.
Concetti sempre più difficili da difendere, visto che proprio mente Bulgari, Pininfarina e l’ASI “volavano alto” sui temi della cultura dell’auto, in Parlamento si discute sulla proposta di aumentare la pressione fiscale sui veicoli certificati e registrati come storici alla Motorizzazione con anzianità compresa tra i 20 e i 29 anni. L’ASI aveva chiesto ed ottenuto un abbassamento della pressione fiscale per tale categoria nella Finanziaria 2019, per evitare che moltissimi di loro venissero rottamati o esportati in paesi dove la pressione fiscale è più bassa. Tali scelte, a cui molti appassionati erano stati costretti, avevano portato alla depauperazione del patrimonio motoristico nazionale e dell’indotto legato al loro restauro e conservazione che va a beneficio della filiera di artigiani e delle attività coinvolte nel settore. I veicoli ventennali che godono di questa agevolazione, a tre anni dall’entrata in vigore della legge che è ormai a regime, sono lo 0,15% del parco veicolare totale e l’1,14% del parco veicolare ventennale (dati Motorizzazione al 2 novembre 2021). Perché andare a colpire queste 66.050 auto e 14.992 moto? Non c’è alcun motivo razionale per farlo.
“Parliamoci chiaro – ha spiegato il presidente ASI Alberto Scuro – la perdita dell’indotto sarebbe decisamente superiore al mancato gettito per lo Stato che è stato calcolato essere ben inferiore ai 10 milioni annui. Oltre a ciò, l’impatto ambientale di un provvedimento del genere è pari a zero. Tra un veicolo vecchio e un veicolo certificato di interesse storico c’è un’enorme differenza (ogni singolo veicolo per diventare di interesse storico e collezionistico viene visionato e certificato). Non è un caso che il 99% dei veicoli ventennali non goda di questa agevolazione. Ritengo che questo provvedimento potrebbe minare il rapporto fiduciario tra Stato e cittadino. Molti appassionati, proprio grazie alla norma andata in vigore nel 2019, hanno deciso di acquistare veicoli di potenziale interesse storico e collezionistico, li hanno restaurati (o li stanno restaurando), certificati e registrati alla motorizzazione con tutte le spese che questo ha comportato. Ecco che di colpo lo Stato cambia idea e decide di ritornare sui suoi passi cancellando quella norma che li aveva portati a prendere quelle decisioni. Tutti i politici che nelle prossime ore si troveranno a votare l’emendamento in questione dovrebbero riflettere su queste tematiche. Per tutelare un settore che è un’eccellenza italiana, e che apre importantissime potenzialità di sviluppo economico e di scenari occupazionali per le giovani generazioni, bisogna fare passi avanti e non passi indietro”.