LA LETTERA DEL PRESIDENTE – GENNAIO 2023: VISIONI PROFONDAMENTE DIVERSE

Cari Appassionati,

la lettera di questo mese (pubblicata anche sulla Manovella) è il frutto di riflessioni che voglio trasferirvi con sincera immediatezza e semplicità; nascono dal bisogno di verità, che credo tutti noi meritiamo.

Come tutti hanno avuto modo di sapere, chi più chi meno, tra ASI e ACI insistono da tempo relazioni difficili. A prescindere dalle ragioni o dai torti, la linea comportamentale che ho adottato è stata quella di non cedere mai alle provocazioni e di non adeguarmi a una dialettica e a uno stile di comunicazione fondato su polemica e conflittualità.

Non Vi nascondo che, nel mondo ASI, da una parte sono stato accusato di essere troppo conciliante, mentre dall’altra di aver alimentato lo scontro. La verità è molto semplice e ben diversa: è nell’interesse del motorismo storico che ASI mantenga una linea di comportamento improntata sul rispetto reciproco e sulla disponibilità al dialogo, confidando che tale approccio possa nel tempo “contagiare” anche gli altri attori del settore.

Non ho cambiato idea neppure ora ma credo che i miei principi non possano sacrificare la corretta informazione. Per rispetto dei Tesserati e di tutti gli appassionati, pur se in modo non polemico, è mio dovere comunicare la verità, non una verità di parte ma quella oggettiva che tutti potranno autonomamente valutare e verificare.

Inizio raccontandovi un episodio occorso di recente.

Il 10 dicembre 2022 si è svolta l’Assemblea del RIAR (Registro Italiano Alfa Romeo) per il rinnovo delle cariche alla quale si presentavano due cordate di cui una supportata da ACI. Essendo stato invitato, ero presente e ho portato i saluti dell’ASI. Dopo il mio intervento è stato proiettato un videomessaggio del Presidente pro tempore di ACI e ACI Storico che ha nuovamente attaccato l’operato di ASI.

Il Presidente pro-tempore ha sostenuto:
di non condividere la politica di ASI; che non si può confondere un’auto storica con un’auto vecchia;
che il futuro non può essere quello di considerare tutte le auto ventennali di interesse storico e collezionistico;
che l’attuale sistema è lasciato a fatti poco chiari e ha costi troppo elevati;
che l’applicazione della lista chiusa è la soluzione ai problemi del settore e trova il resto (leggi il sistema di certificare di ASI) “anacronistico” e “poco onesto” nei confronti dei collezionisti;
che teme che “interessi di parte” (leggi quelli di ASI) abbiano giocato troppo su questa vicenda.

Focalizzo i due concetti principali del messaggio lanciato: il primo è che ASI non svolge adeguatamente la propria attività di ente certificatore, che se le cose continuano così è realistico immaginarsi un futuro nel quale tutte le auto ventennali saranno di interesse storico e collezionistico e che questo succede per questioni di interesse da parte nostra; il secondo è l’assoluta necessità di certificare introducendo la “lista chiusa” (vecchio cavallo di battaglia anche dell’ex direttore di Ruoteclassiche) selezionando a monte i veicoli meritevoli di essere conservati.
Le affermazioni fatte dal Presidente di ACI non ci offendono perché il nostro ruolo e la nostra tradizione hanno radici lontane e solide e non vengono minate dalle dichiarazioni di chi da anni mira a delegittimarci, ma ci preoccupano perché esprimono una visione molto diversa di interpretare il motorismo storico rispetto a quella della FIVA (la Federazione Mondiale dei Veicoli Storici), dell’ASI e degli statuti a cui da sempre ci ispiriamo.

Non potendo dilungarmi soprassiedo sul merito delle varie dichiarazioni fatte e mi soffermo solo sul tema della lista chiusa (definita in modo edulcorato “lista di salvaguardia”). Dietro a tale tematica vi sono in realtà due visioni molto diverse del motorismo storico e di quello che bisogna preservare per il futuro. FIVA e ASI, sostengono da sempre, che la differenza tra “veicoli storici” e “veicoli vecchi” non può essere dettata dalla loro esclusività, dal numero degli esemplari prodotti, da meriti sportivi od altro. Le uniche caratteristiche utili ad identificare i veicoli di interesse storico sono l’anzianità, l’originalità, lo stato di conservazione e la tipologia di utilizzo (uso occasionale e non quotidiano). Ogni veicolo, se conservato ed usato correttamente, può diventare testimone storico di un’epoca, di un Paese o della vita dei singoli appassionati.

Come qualcuno spero noterà noi non parliamo di “collezionisti” ma di appassionati; il primo termine non è un tabù ma tende a differenziare in modo competitivo, il secondo rappresenta un elemento comune e unificatore nella medesima cultura, voglia e felicità di vivere il motorismo storico. Pensare di poter ottenere tutele da offrire al fortunato proprietario di una Ferrari e non a quello di un’auto meno esclusiva conservata ed utilizzata nel medesimo modo a noi non sembra accettabile.

Quando quattro anni fa entrò in vigore la legge da noi promossa che ha introdotto la riduzione del 50% del bollo per i veicoli storici ventennali, si era gridato allo scandalo prevedendo che entro breve avremmo avuto le strade invase da milioni di veicoli storici ventennali. Ebbene, a quattro anni dall’entrata in vigore di tale legge, che è ormai arrivata a regime, è solo lo 0,16% circa dei 57 milioni di veicoli circolanti a poter godere di tale agevolazione. Indipendentemente dal concetto generale sopra espresso vi sembra una percentuale così alta da dover pensare di ricorrere ad una lista chiusa per fronteggiare un fenomeno fuori controllo? A me sinceramente no.

No, amici miei, il problema non è il numero e la modalità con cui l’ASI e gli altri Enti riconosciuti dallo Stato certificano i veicoli, il problema è la diversità della visione del motorismo storico, degli obiettivi per il futuro e delle strategie per realizzarli.

Come avrete notato io non parlo genericamente di ACI perché rispetto la sua storia e localmente, nell’osservanza dei reciproci ruoli, le sinergie possono essere ricercate. Qui si tratta però, ripeto, di visione, obiettivi, strategia generale, rapporti con le Istituzioni, ecc…, dove le differenze emergono e contano.

Nessuna polemica quindi, non solo col Presidente pro-tempore di ACI ma nemmeno con i nostri avversari interni ad ASI che proprio sulla convergenza con quel Presidente cercheranno di raccogliere consenso tra i nostri Club Federati in vista dell’Assemblea elettiva ASI di aprile. Solo visioni e/o obiettivi diversi.

Ribadisco a tutti quanto ho già fatto personalmente presente al Presidente pro tempore dell’ACI nel 2019 dopo la mia elezione: la disponibilità al dialogo mia e dell’ASI c’è ed è massima. Aggiungo che trovare una strada comune con gli stakeholder del settore sarebbe semplice e proficuo per tutti gli appassionati e che io ho già più volte esplicitato quelle che potrebbero essere le linee di questo percorso.

La guerra in corso, invece, fa solo danni.

Alberto Scuro
Presidente ASI